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Paura del buio







Si sa che molte delle capacità che vengono attribuite ai ninja sono state esagerate in modo particolare (come l'uso della magia o il poter volare), ma rimane pur vero che erano in grado di agire nell'oscurità quasi come se fosse giorno. Per poterlo fare senza commettere errori si sottoponevano ad allenamenti molto duri e questo comportava il passare molte, moltissime ore completamente al buio, immersi in un silenzio di tomba. In missione, spesso c'era persino il costante pensiero di trovarsi in un territorio pieno di nemici armati: posso solo immaginare quanto autocontrollo fosse richiesto per agire in condizioni del genere. Autocontrollo, sicurezza, razionalità e fermezza in condizioni avverse come l'assenza di luce, cose che mi sono accorta di aver perso in parte. Ieri, infatti, ho fatto il solito incubo ricorrente. Tutto è cominciato da un episodio che diverte un sacco i miei amici e su cui anche io ormai ci rido sopra senza problemi. Una volta infatti capitava che dormissi sul divano in salotto invece che in camera mia e in una di queste occasioni è successo che mi sono svegliata nel cuore della notte, convinta di avere sentito una voce. Non so se avete presente quando, pur dormendo, riuscite comunque a sentire qualcosa, ma in maniera distorta, così che, svegliandovi, non riusciate a capire se avete soltanto sognato o se lo avete sentito davvero. Ecco, io avevo sentito una voce, o almeno questa era la sensazione che avevo. Sono rimasta in attesa per un attimo, ma poco dopo ho richiuso gli occhi, convinta di avere appunto sognato. Invece, tempo alcuni secondi e sento di nuovo quella voce, chiara e forte, ma senza capire che cosa mi avesse detto. Ora immaginatevi la scena: prima le migliaia di pensieri in un battito di ciglia (cose come: qualcuno mi è entrato in casa mentre dormivo - come ha fatto, dato che la porta è chiusa e avrebbe dovuto scardinarla, facendo rumore? - ma perché mi sta parlando? - cosa vuole da me? - Chi diamine è, una persona fisica o sto davvero sperimentando l'esistenza di un qualcosa di soprannaturale?), poi la reazione vera e propria, incontrollata e istintiva: mi sono alzata e sono letteralmente corsa verso la porta della camera da letto, dove ci sono le scale, e l'ho fatto urlando. Sì, una sorta di pazza urlante che corre al buio in pochi secondi. Ricordo che ho dovuto salire le scale praticamente a carponi e che, dallo spavento, non mi usciva quasi la voce. Ricordo anche che, mentre correvo dalla sala alla cucina, mi aspettavo in qualsiasi momento di sentire qualcuno aggredirmi alle spalle, ma non è successo. Sono andata in camera da letto, svegliando mio marito (che ovviamente aveva sentito le mie grida) e dicendogli della voce. Quando siamo scesi entrambi per controllare, dato che non si sentiva alcun rumore, ecco che di colpo la si sente di nuovo e viene effettivamente dalla sala. Quel qualcuno o qualcosa, se di questo si tratta, è rimasto lì. Mio marito va avanti, accende la luce, passa qualche secondo e si sente di nuovo la voce. In quel momento, realizza di che cosa si tratta: l'avviso di batteria scarica del microfono di mia figlia. Esatto. In poche parole, nel pomeriggio lo aveva usato lasciandolo acceso e questo microfono, quando scarico, invece di emettere un suono o una luce (o starsene zitto e basta), emetteva un avviso vocale in inglese che diceva "battery is low". Ancora adesso sento l'eco di quella voce che, non essendo ben lucida in quel momento, l'avevo percepita in maniera diversa, senza rendermi conto che fosse una registrazione. E potete quindi immaginarvi l'ilarità dei miei amici quando ho raccontato questo fatto e quando lo racconto ancora per divertirli. Il problema è che, nonostante abbia riconosciuto la fonte e dunque realizzato che non vi è stato assolutamente nulla di paranormale o spaventoso, la sensazione di terrore mi era comunque rimasta addosso per l'intera giornata e anche nei giorni successivi ho faticato per scrollarmela di dosso. Da lì non sono più riuscita a dormire sul divano per un po' di tempo, finché non mi sono tranquillizzata un po'. Ciononostante, ancora adesso, se dormo sul divano devo avere almeno una piccola luce accesa, cosa di cui invece non sento il bisogno se per esempio vado a dormire in camera da letto. Questo perché, ne sono sicura, se i miei occhi avessero potuto avere dei riferimenti in quel momento, vedere che intorno a me non c'era nessuno, probabilmente non sarei scappata urlando, spaventandomi ancora di più. E quindi, dicevo dell'incubo ricorrente. Mi capita spesso di appisolarmi sul divano mentre tento di giocare un'oretta ai videogiochi, dormo per diverse ore, a volte mi sveglio, mi rigiro e mi riaddormento. E in queste occasioni, soprattutto quando mi sveglio e mi riaddormento, mi capita di fare l'incubo ricorrente, prima sporadicamente, adesso più volte alla settimana. In pratica, inizia sempre che mi trovo in sala, al buio, ma non so i motivi, se è perché sono appena rincasata o se mi sto appena svegliando dopo aver dormito sul divano. Non appena noto che è buio, nel sogno mi dico di dover accendere la luce, ma parto già sapendo che non ci riuscirò. Già quando comincia il sogno, a dire il vero, sento i pensieri di quella me stessa dire "ecco, ci risiamo, è quell'incubo". Quindi, nel momento in cui premo gli interruttori della luce, sia della sala che della cucina attigua, ovviamente rimane tutto spento. Subito dopo, so per certo che c'è una presenza in casa: in alcuni sogni la sentivo camminare in camera da letto e sapevo che stava per arrivare; in altre occasioni mi si è presentata faccia a faccia; in altre ancora mi sono buttata alla porta di casa, sono uscita in cortile per salvarmi, solo per scoprire che tutto era profondamente buio, seppur riuscendo a vedere meglio e ad allontanarmi un po'. In una di queste volte, girandomi verso la porta, ho pure visto uscire una donna vestita di bianco con buchi neri al posto degli occhi e il volto sfigurato, con le braccia tese per aggredirmi. A volte, invece, nel sogno riesco a raggiungere la porta della camera da letto per chiedere aiuto a mio marito che so essere a letto, ma quando faccio per chiamarlo la voce mi esce strozzata. C'è stato un sogno in cui ho sentito dei passi velocissimi scendere dalla scala mentre ero affacciata alla porta che dà su di essa, ma ho subito realizzato che non era mio marito che stava venendo per soccorrermi, ma qualcuno o qualcosa che stava venendo a prendere me (ovviamente, con il buio, non potevo vedere). C'è stato anche un sogno in cui sono salita in camera, trovando cose assurde: fantasmi oppure cloni di un mio familiare (sapevo esserlo perché ero consapevole che non potevano trovarsi davvero lì e quindi capivo che erano sempre delle presenze che avevano assunto il loro aspetto perché io mi avvicinassi). Però c'è stato anche un lungo periodo nel quale, riconoscendo subito l'incubo, la mia alter ego, stanca del ripetersi degli eventi, invece di fuggire o di spaventarsi si metteva a gridare contro spettri e compagnia, praticamente spaventandoli e facendoli scappare. Per così dire, avevo vinto il mio incubo dimostrandomi più forte. Ultimamente, invece, sono tornati come prima e, a distanza di anni dall'episodio del microfono, mi domando perché. Non riesco a dormire lasciando una parte del mio corpo scoperta, per esempio. Non se è buio. Se è buio e lascio scoperta la testa, sicuramente farò un incubo, ormai è matematico. Per cui, ho sempre l'abitudine di alzare le coperte fin sopra la testa... come i bambini che hanno paura del buio. Ma se ho realizzato tutto, da cosa nasce questa paura irrazionale? Ho paura del buio? So benissimo che il buio non è altro che assenza di luce. Mentre la luce manca, il mondo rimane tale e quale. Non c'è nessuna ora oscura nella quale escono spettri o cose simili. Diventa soltanto tutto invisibile e più silenzioso. Penso che alcune persone sentano un bisogno più urgente del contatto visivo con la realtà che conoscono ed è questo che, probabilmente, li "spaventa" quando manca, o meglio, li fa sentire più vulnerabili. Perché in fondo l'episodio del microfono mi è accaduto mentre ero addormentata e al buio, un momento nel quale siamo tutti vulnerabili. Non è quindi una paura vera e propria del buio. Sono consapevole del fatto che essa sia immotivata, ma evidentemente il mio inconscio si sente vulnerabile dalla mancanza di contatto visivo o qualcosa di simile. Forse non sono abbastanza sicura di me stessa e mi succede anche per questo, perché seppur sia consapevole che in un dato momento mi trovo al sicuro e che nessuno può nuocermi, continuo a provare disagio e a non riuscire a stare in sala, dormendo, senza una lucina accesa. E' come se il mio cervello non smettesse di associare il pericolo al dormire in salotto. A questo punto, forse più che paura del buio è che mi sento a disagio se non ho modo di vedere la realtà. Eppure, allo stesso tempo mi è capitato diverse volte di ritrovarmi al buio, per esempio in montagna, magari accompagnata soltanto da una torcia, ma non ho mai provato particolare disagio, anzi. Ho assaporato la bellezza del silenzio, se vogliamo pure vagamente surreale, ma non da sentirmi tanto tesa. Capisco però che anche il disagio più irrazionale ha dei motivi e a volte superarlo non è così facile come può sembrare. Avere una paura non deve essere motivo di vergogna, ma un motivo per capire meglio se stessi e, chissà, magari si può trovare il modo di lavorarci sopra, come un ninja che si allena anni per fare qualunque cosa in qualsiasi condizione.

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