top of page

Ninjadventures

romanzo libro ninja salto
scaletta ninja libro romanzo

Questo angolino lo dedicherò alle avventure che mi hanno vista protagonista di situazioni "ninja" di livello fallimentare. Capita a tutti di voler fare qualcosa di figo e uscirsene, invece, con qualcosa di tutt'altro che onorevole. Quindi, senza segreti ma promettendo colpi di scena (no, non sperateci davvero), ecco le mie ninjavventure, ossia quelle volte in cui ho cercato di essere come un ninja ma ho fallito miseramente.

​

​

​

Il rampino che spaccava teste

​

​

Tanti, tanti anni fa, in uno di quei pomeriggi tranquilli dove le ore scorrono lentamente, mi decisi a varcare le porte di quel mondo che era entrato a far parte delle nostre vite solo da qualche anno: il web. Allora non esisteva il wi-fi, né cose come la fibra ottica o la navigazione a 20 mega: nossignori. Allora "ti attaccavi al drèdrè" viaggiando a velocità lumaca, e non solo: per spalancare le porte di Internet era d'obbligo possedere una linea telefonica, un modem e un bel cavo ethernet che a volte, per arrivare dalla stanza del computer a quella del telefono, era di lunghezze formidabili. Essì, perchè il cavo andava collegato direttamente lì dove si connette anche il telefono, esatto, e senza l'apposito filtro (tipo così) non si poteva nemmeno telefonare o, al contrario, ogni volta che si telefonava la linea andava via. Quante urla, quante sgridate ai tempi... e se si considera che ogni minuto che passava equivaleva a spendere il sacro denaro, beh... immaginatevi quanto potessero essere stati felici i genitori di allora nel ricevere le bollette telefoniche. Questo era il mondo del fatidico 56k, un mondo che chi è nato o arrivato dopo di allora non potrà mai capire. Ah, la nostalgia! Ah, gli interminabili minuti in cui si avviava la procedura di connessione dal computer e, prima di poter aprire il browser, si passava per una serie di suoni più o meno sconcertanti (e che i nostalgiconi possono risentire qui). Ci si stupiva con poco, tutto era nuovo, trovare un sito e immagini su ciò che piaceva era qualcosa di entusiasmante... si andava alla cazzo di cane, diciamolo, ma era una meraviglia per i nostri cervelli che si approcciavano per la prima volta.

Comunque è un'altra storia.

In realtà, quel preciso giorno di cui ignoro la data (perché è passato tanto tempo e la mia memoria non può tenere conto di ogni singola giornata che ho passato), mi sovvenne un'idea, o meglio, venni improvvisamente colta da ninjoso istinto, un'improvvisa illuminazione mentre attraversavo, con passi felpati, il corridoietto per entrare nella suddetta stanza del telefono. Quell'atmosfera silente, la solitudine che mi avvolgeva in quelle quattro mura, possedevano l'atmosfera giusta per evocare il ninja insito nella mia anima. Trascinavo, con occhi vuoti, il lungo cavo tra le mie mani. Lo strinsi, l'istinto che si fece irresistibile: era ora! Ora di diventare... un ninja!

E così, con degna postura da guerriero, afferrai con la destra la sezione di cavo appena sotto lo spinotto che andava collegato alla presa telefonica, un mattoncino quadrato e spesso con tre artigli: un rampino! Mi immaginai ai piedi di una fortezza nemica, invisibile come solo un ninja può esserlo, circondata da guardie che non sapevano fossi lì. Guardai a sinistra, poi a destra: ero decisa, decisa più che mai! Così, trattenendo il resto del cavo con la mano sinistra, come fosse il formidabile rampino che mi avrebbe permesso di superare le mura, alzai il braccio e mi preparai. Feci roteare lo spinotto, brandendolo come un funesto mazzafrusto, giravolte perfette sopra di me. Fissai il punto dove volevo che atterrasse.

Mi sentivo figa.

Ero un ninja, oh.

Il cavo girava nella mia mano, lo spinotto aveva preso velocità.

Tsk, quanto è facile.

Il "rampino" (lo spinotto che pesava 10 kg) roteò, roteò, roteò... le mie labbra si aprirono, e da esse uscirono tre parole piene di una serissima decisione:

​

"sono una ninja!"

​

E poi... TOK. Sì, tok.

Tok è il rumore che lo spinotto fece quando si schiantò per direttissima sulla mia fronte. Ma forte, eh. E soprattutto in modo assolutamente efficace per farmi ritornare brutalmente alla realtà, così tanto che rimasi come stordita, o per meglio dire imbarazzata. Di colpo, tok (e relativo dolorino pulsante alla fronte) aveva smorzato tutta la mia figaggine, il mio entusiasmo, la mia ninjessenza. Mi guardai intorno: per fortuna la stanza era vuota. La fortezza e le guardie sparite. Ero sola, ma un improvviso rossore mi colse ugualmente in volto e mi fece abbassare gli occhi. Piena di vergogna, senza dire una sola parola, feci finta di nulla, inserii lo spintotto e uscii dalla stanza con nonchalance.

Tanto nessuno aveva visto la mia figuraccia.

​

​

Alla prossima ninjadventure.

​

​

​

​

​

​

​

Il rotolamento della spalla blu e il fodero volante

​

​

Premessa: questo è un episodio che mi è accaduto giusto l'altro ieri, quindi fresco fresco. Fine della premessa.

​

​

​

La notte era silente, spezzata solo dal "piiiiiiiiiiiiiiii" costante dei miei acufeni. Una sinfonia di suoni simili a molteplici fischi, taglienti e acuti, ma che a una certa impari a "non sentire" da quanto caso ci fai. Insomma, non li cago più per la verità. Ma torniamo a siffatta notte. O mattina, oserei dire: erano quasi le 5 e 30, e il sonno manco per le balle. La mia attività cerebrale era al massimo, la voglia di fare altrettanto. Gli acufeni erano sovrastati dalle voci dei video sugli urban ninja che mi guardavo da Youtube, quand'ecco che mi sovvenne un'illuminazione. Mentre seguivo uno di questi video, mi chiesi come cazzarola facessero a cadere senza farsi male: movimenti fluidi, precisi, assolutamente ninjosi. "Ah, come vorrei..."

Ehi. Un momento! Stavo dicendo come vorrei esserne capace? E perché NO?! Ed ecco l'idea, l'illuminazione mattuitina che straripò nella mia mente facendo inabissare gli acufeni con un giubilo di cori meravigliati. Le mie dita slittarono sulla tastiera come quelle di un ninja intento a maneggiare shuriken: rapide, battenti, rumorose. Lo schermo illuminava i miei occhi infuocati, lì sotto la lampadina a led della sala. Digitai "rotolare correttamente" nella barra di ricerca di Youtube.

Posizione rannichiata a fagiolo con culo sporgente sul chaise-long del divano, occhi incollati allo schermo, palandrana rosso bordeaux ad avvolgermi, onnipresenti ciabatte ai miei piedinja (piedi-ninja, capito?): così seguivo il tutorial su come eseguire un corretto rotolamento a terra. Le parole del maestro erano come una melodia che seguivo attentamente, e il mio cervello prese nota di ogni insegnamento finché il mio dito indice non andò a premere, saettando ovviamente, il tasto di "pausa": dopo appena 2 minuti ero pronta! Già pronta a mettermi all'opera! Tsk, è davvero una cazzata. Lo potrebbe fare chiunque. Sembra tanto difficile da fare quando lo vedi, ma se conosci il trucco... il SEGRETO ninja... allora puoi anche tu!

Mi elevai sul tappeto: non abbastanza morbido da celare la durezza del pavimento, ma quelli i rotolamenti li fanno anche per strada, quindi che vuoi che sia? Umpf. Mantenni i tabi (le ciabatte) ai piedinja, spostai indietro le larghe maniche del kimono (della vestaglia) e mi sentii investire da quell'improvvisa ondata di aura ninja, la ninjessenza! Ora ero padrona di me stessa. Padrona del mio corpo! Ero un ninja! Un ninja pronto a... rotolare!

PAM, i palmi delle mie mani si stabilizzarono sul tappeto mentre mi posizionai a quattro zampe come suggerito dal mio sensei. La mano destra e relativo braccio iniziò a scivolare verso il ginocchio sinistro mentre abbassai il corpo, spostando il culetto in su.

Ecco.

Ci siamo, è il momento di tirar su le gambe e rotolare! Mi sentii brava, sì: brava! Lo stavo facendo bene, dai! Facilissimo. Troppo, forse. A me piacciono le sfide, le... beh, non avevo ancora finito. Allora spinsi con le gambe, la spalla leggermente sollevata mentre il mio braccio destro, allungato e rasente al tappeto, continuava a scivolare in direzione diagonale dove stava il ginocchio sinistro, ormai in aria, visto che mi detti la spinta.

E in quello...

​

"AHHHHHHHH!"

​

A momenti svegliai il marito. Mi tappai la bocca con una mano, e con l'altra mi afferrai la spalla destra e cominciai a rotolare... sì, ma per terra e dal dolore. Risi anche un po' nervosamente, alle 5 e 30 del mattino sul pavimento di casa. In tabi e kimono. Con la botta -piccola, per la verità- che iniziava ad assumere una sfumatura bluastra.

​

Avevo schiantato letteralmente la spalla al pavimento. Ma non era mio, l'errore! No: era il maestro che non era stato abbastanza chiaro. Dopo un breve momento di sopportazione al dolore, mi alzai e mi spostai il ciuffo all'indietro, ugualmente gasata. Ce l'avevo quasi fatta, del resto! E ora, sensei, ti dirò quanto tu sia stato inaccurato! Il mio ditinja (ditino ninja) premette la barra per far ripartire il video.

​

Il sensei disse, e ricordo le sue parole penetrarmi la materia grigia:

"mi raccomando: il braccio e la spalla devono costantemente rimanere a contatto con il suolo, altrimenti, se lascerete anche un solo minimo spazio, vi farete del male".

​

Mi sembra di ricordare di aver detto qualcosa come "ops", ma non ne sono sicura. Quel che è certo è che mi sentii un'idiota, e la vergogna del mio fallimento mi fece piagnucolare mentre la spalla pulsava terribilmente.

Ah, ma non ero mica contenta. No, eh. Nonostante il fallimento, la mia ninjessenza era ancora padrona di me, straripante, infuocata, incontenibile! E allora provai a cambiare obiettivo: le armi! La spada! Se il mio corpo non poteva rotolare, allora forse lo poteva fare la spada. E allora la mia agilità ditale mi portò a cercare altri insegnamenti.

Li trovai. Li seguii, posizione fetale, tabi e kimono. Divano chaise-long, lampadina led sopra testolina. Quando mi sentii pronta, afferrai la mortale lama (la katana di plastica di mia figlia). E con innata maestria, tentai di eseguire quegli arcani gesti che i piccoli sensei facevano sembrare tanto facili. Dai, forse così... ed ecco che il fodero della lama, mentre roteai vigorosamente, volò letteralmente via disegnando un'armoniosa parabolica per aria, prima di schiantarsi con un fragore a terra -per un istante immaginai cosa sarebbe accaduto se avessi deciso di usare la katana vera-. Rimasi immobile come solo un ninja sa fare: no, il marito russava ancora, meno male.

Ma comunque, a mia discolpa, vorrei dire che quella era solo una tecnica alternativa per sfoderare la spada, non è che stavo davvero provando a roteare la spada, eh. No, no. Quindi non è che la ninjessenza ha deciso di fare harakiri dalla vergogna, no, no... no... no... credetemi!

​

​

Alla prossima ninjadventure.

P.s.: ah, ieri poi ho voluto insegnare il rotolamento a mia figlia. Ho cercato di eseguirlo più correttamente, peccato che lo abbia fatto di nuovo dal lato della spalla fuori uso, premendo esattamente il punto dove c'è la botta. E' stato così doloroso che non riuscivo nemmeno a tenere indossata la camicia... sorbole.

​

​

​

​

​

​

BAUM e la       assassina

​

​

 

 

 

​

Era un pomeriggio assolato, un pomeriggio estivo, da che mi ricordo. In compagnia della mia compagna d'arme -mia sorella- spesso solevo avventurarmi in quel di Bergamo, per fare lunghe passeggiate salutari per la città e, soprattutto, per fare succulenti acquisti: di solito videogiochi, ma anche CD e libri. Libri! Libri sui ninja, ovviamente. Una volta scoperta la disciplina del ninjutsu, immaginate la mia sorpresa quando scoprii che esistevano persino dei libri sull'argomento, qui, in Italia! Beh: a dire la verità sono un sacco di anni che non ne vedo quasi più nelle categorie di arti marziali nelle librerie, ma questa è un'altra cosa. Quel pomeriggio, dopo che ebbi già in precedenza l'occasione di comprarmi uno di questi tomi, decisi di comprarne un altro. Preso il treno, mi avventurai con fretta ninjosa alla suddetta libreria, sfiorando le genti che probabilmente manco si accorgevano della mia presenza. La mia compagna d'arme non mi stava alle calcagna, e ansimava e sbuffava chiedendomi di star calma. Ma la ninjessenza chiamava, capite? Io dovevo avere quel libro, non poteva aspettare, doveva essere subito tra le mie mani. Uhh, l'emzione mi stava forse agitando troppo? Nah.

Come una figura nera che si staglia sulla soglia di un maniero mentre viene illuminata da un fragoroso fulmine lucente, feci la mia comparsa. Innanzi a me gli scaffali di libri e il bancone con il commesso... mmh, che bell'uomo, penso distrattamente. Poi eccola: un solletichio, un lieve bagliore, un suono... una voce? Mi chiamava! Era lassù, la ninjosità che mi guidava per raggiungerla! La potevo sentire con l'aura del ninpo nel mio cuore!

I miei pedinja scattarono a sinistra, e con agilità percorsero la scala a chiocciola in via del piano speriore. La mia testolina sbucò, e venni immediatamente afferrata dalla ninjessenza albergante in me. Il bagliore circondava un preciso scaffale, e potevo praticamente vederli da lontano: eccoli! I libri ninja! I miei occhi scattarono a destra e a sinistra. C'era qualcuno? No! Cioè sì! Qualcuno, che studiai attentamente, ma non era una minaccia, non stava andando vicino al MIO scaffale. Non era interessato ai ninja! Via, allora. Scattai rifulgendo di luce ninja verso lo scaffale, mi tuffai e mi inginocchiai allungando rispettosamente le mani per afferrare i sacri tomi. Uhm. Diamine, no, potevo comprarne uno soltanto e ce n'erano così tanti! Ero fortemente indecisa su due in particolare: un tomo esplicativo sulla figura storica del ninja (o forse quello più tecnico che possiedo, ora non ricordo) e uno sul kuji-kiri, la cosiddetta "magia ninja". Dovevo ponderare, pensare attentamente. Era una scelta difficilissima, ma alla fine ritenni di essere più interessata al libro generico. A quello sul kuji-kiri ci avrei pensato poi (nota: solo molti anni dopo scoprii che il libro andò successivamente fuori catalogo, e che è oggi un libro raro e ricercato, dal prezzo notevole). Con un po' di lacrime agli occhi, feci un inchino al resto dei libri e raccolsi la mia compagna, che rimase alle mie spalle. Del resto, doveva essere guidata dall'abilità della ninjessenza! Ero la sua maestra, dovevo essere d'esempio! Ed ecco che giunsi alla tromba di scale, quella chiocciola avviluppata su se stessa che giungeva nelle profondità dell'edificio. I miei piedinja scesero i gradini velocemente, i miei occhi puntati sulla copertina con la scritta a caratteri cubitali "NINJA". Ormai giunta agli ultimi tre, forse l'emozione eccessiva che esplodeva dentro di me, forse un pruritino, non so... qualcosa non funzionò a dovere: il mio piedinja mi tradì (sì, lui, non è che è stata colpa mia), e il mio corpo lo seguì. Feci un volo a cascata con mia somma sorpresa, terminandolo grazie a un espositore di metallo che, nel momento in cui ci andai a sbattere contro, fece "BAUM!!"

E poi, un secondo di silenzio. Gente che si gira. Il commesso che mi fissa con occhi a palla. La mia compare sbiancata. Io che mi alzo con nonchalance, con ninjosa movenza, alzando le mani e dichiarando "sto bene, sto bene, non mi sono fatta nulla".

Ma oh, diamine. Che imbarazzo. Ero caduta! Possibile? No, dai! Poi di fronte a quell'uomo bello, mfh... quasi senza respirare, fingendo di aver già dimenticato l'accadimento, mi avvicino per pagare. Il commesso prende il libro, lo gira, lo guarda e...

​

"ah, meno male che è sui ninja!"

​

Avrei voluto scavare nel pavimento, infilarmi e scavare poi un tunnel fino a casa, per poi rinchiudermi nell'armadio e urlare "MA PERCHEEEEEEEE'?!"

​

Diamine, davvero. Ma perché?

​

​

​

Alla prossima ninjadventure.

​

​

​

​

​

​

Il nunchack(u) frustante.

​

​

 

 

Questa mi è successa giusto oggi, una domenica afosa dell'Agosto 2018, il giorno dopo il mio onomastico e sesto anniversario di matrimonio. Ero in compagnia dei famigliari, tutta impegnata in una bella sezione di Zelda: Skyward Sword su Wii. Dovete sapere che la particolarità del controllo di questo titolo Nintendo risiede nell'uso del telecomando + nunchuck della console, dunque per far sì che Link (il protagonista) esegui un fendente con la spada, bisogna emularlo realmente per mezzo del telecomando, muovendolo come se fosse appunto una spada. Fra questi movimenti ci sono anche quelli per l'uso dello scudo e del colpo rotante, dove quest'ultimo si esegue con uno scatto esterno del teelcomando e del nunchuck contemporaneamente.

Ebbene, una volta uscita da un impervio dungeon, dopo aver ninjosamente avuto ragione di un boss che si è beccato una sfilza di improperi poco silenziosi (anche i ninja sbagliano e fanno troppo rumore), mi fiondo per uscire dall'area e mi ritrovo ninjamente alle spalle di tre goblin che non si sono minimamente accorti del mio arrivo. "Toh, Qui, Quo, Qua!" li appello sbeffeggiante, sentendomi superiore a loro. A quel punto mi spunta un sorrisino infido e sento arrivare in me lei, l'essenza ninja! Gliel'avrei fatta vedere io, esibendomi in una mossa dal movimento figo e dinamico per affettarli tutti e tre in un colpo e buttarli giù dalla scarpinata. Le mie mani salde stringono bramose quelle che ormai sono divenute armi, e mi preparo a sferrare il fatale colpo. La mia potenza esplode, e con energica forza apro all'improvviso entrambe le braccia, portando il telecomando e il nunchuck in direzioni opposte per eseguire il colpo rotante.

Nunchuck e telecomando che sono ovviamente collegati fra di loro da un cavo, così come la falce di un kusari-gama è collegata tramite una catena al suo contrappeso.

Il colpo è effettivamente dinamico, e tra nunchuck e telecomando corre un'improvvisa distanza che, per la forza esercitata, fa sbalzare verso l'alto il cavo di gomma.

Cavo che, tendendosi, fa una specie di colpo di frusta.

Frusta che colpisce inaspettatamente la mia bocca, smorzandomi nell'immediato l'essenza ninja.

Rimango attonita. Nessuno s'è accorto. Facciamo finta di nulla: del resto, un ninja torna nel suo nascondiglio in silenzio.

P.s.: alla fine il colpo rotante di Link è riuscito, ma ha sbalzato un solo goblin. Meh.

​

ninjjj.JPG

Realtà

Aspettativa

nunchaku-ninja-kunoichi-wikia-ninja-png-

VS

Aspettativa...

17-maidireninja_b_edited.jpg

realtà

nunchops-nunchuck-chopsticks-xl.jpg

Forse è meglio se i nunchaku me li prendo così.

Non dovrei correre pericoli... a meno di non far schizzare polpettine ovunque.

Alla prossima ninjadventure.

Il sapore del

​

​

Lo so, lo so. Eravate in trepidante attesa di questo momento, e finalmente è arrivato: ho una nuova ninjadventure! Il fatto risale a circa una settimana fa, quando il lockdown ha costretto i piccoli allievi ninja alla didattica a distanza. E così, nel tedio casalingo, nell'impossibilità di uscire per missioni memorabili, ci si accontenta di allevare i propri ninjini nella ninjosa arte. La mia mi propone il terribile lancio del calzino: bisogna lanciarseli (i suoi, perché quelli piccoli sformaggiano sempre meglio) mirando alla faccia mentre l'altro deve evitarli con abili schivate. Tsk, e che vuoi che sia per una ninja dentro come me? L'ultima battaglia fu un successo: mira perfetta e schivate perfette. Sarebbe andata sicuramente così anche questa volta. E dunque mi armo del suo paio di calzini, frustandoli veloce nell'aria, facendoli roteare innanzi a me con abili scatti delle braccia. Lei, timorosa, si nasconde dietro un cuscino, ma sa già che non servirà. Avviene il primo lancio, che finisce sulla sua fronte non appena osa sbirciare. Avviene il secondo, e anche quello le finisce in faccia. Pfui, visto? Ora tocca a lei. Mentre si arma, pronta a lavare l'umiliazione subita, più ninjagguerrita che mai, io mi sento sicura, tanto che non ho certo bisogno di proteggermi con un cuscino, io. Però va bé, allungo le braccia perché si sa mai, in fondo quei calzini si possono anche intercettare e non essere per forza schivati. Le dimostrerò l'arte della presa al volo ninja, penso io. Il mio braccio sinistro è disteso seguendo una rotazione continua, con la mano aperta, pronta ad afferrare come un falco in picchiata sulla sua preda. La mano destra è più vicina al viso, perché si sa mai che l'altra possa fallire, ma figuriamoci. Vengo pervasa dalla ninjessenza. La sento che dalle chiappe sale fino al petto, comparendo attorno al mio corpo come un'aura di puro vigore energetico. Attendo concentratissima il lancio... i miei occhi da predatore ninja sono puntati su di lei, anzi, su quei calzini che farò miei per un rapido contrattacco. Mi sento figa, una vera guerriera, non mi servono certo tutti quegli anni di addestramento sotto alle cascate gelate per sviluppare coscienza e spirito, so che ce la farò e voglio che mia figlia lo capisca, che lo veda da subito quanto mi senta esperta in quel momento, quanto sia attorniata da quell'aur-

​

SPLAT.

​

Avverto un colpetto improvviso e inaspettato sulla bocca. Quello del calzino schiantatosi perfettamente su di essa, un centro che Splinter spostati proprio e trovati un'altra fogna. Tutta la mia ninjessenza sparisce di colpo, lasciando un inesorabile vuoto frammisto da quel senso di imbarazzo che mi fece provare TOC, il rampino-cavo di collegamento Internet. Solo che questa volta non ero sola... la mini ninja aveva visto tutto, e se ne stava a ridere a crepapelle, umiliandomi. Il mio (dis)onore ferito e calpestato viene osservato da quel calzino inanimato stretto nella mia mano, del cui sapore non ho fortunatamente già alcun ricordo... ma verrà il giorno in cui la mia ninjessenza si riprenderà... e allora...

​

​

​

​

​

​

Il balconcino dell'inganno.

​

​

Incredibile ma vero: per tutto questo tempo ho dimenticato di quanto mi successe in Messico nel 2017, quando io e la mia famiglia fummo ospiti nella casa di uno dei miei cognati. La casa era a nostra completa disposizione ed era uno spazio davvero grande e piacevole, con del terreno attorno e un portico con tanto di arcate, colonne e balconcino, semplice e al contempo elegante. Ebbene: in una calda mattinata, appena sveglie per il quotidiano allenamento ninja, colme di quell'energia che ti gasa abbastanza da farti fare immani cazzate, io e mia figlia decidiamo di operare in una missione di addestramento: lei fa finta di essere un mostro da cui io devo abilmente fuggire. La pischella è tanto dolce e carina, ma quando ci si mette sul serio sa anche essere furba e così, mentre con la mia ammirevole agilità sfuggo ad ogni suo tentativo di approcciarsi, mi rendo conto che sta riuscendo nella strategia di mettermi all'angolo. Ma che si aspetta, che rimanga a guardare senza mettere in pratica le mie sorprendenti capacità di fuga? Eh già, perché sembra che non vi sia modo di uscirnem, ma quello dinnanzi ai miei occhi è un balconcino. Scavalcandolo abilmente, mi dico, mi ritroverò nel giardino sottostante e riuscirò a seminarla completamente. Lei ormai convinta di avere la vittoria in tasca si avvicina, sogghignante, ma quel suo sentore di trionfo, invece di struggermi, ha il potere di invigorire la mia ninjessenza. E' arrivato, sento che è il momento giusto. E' il momento di sorprenderla con la mia strategica maestria e grazia di movimenti. Il coraggio invade il mio corpo come un fuoco ardente, i miei occhi si focalizzano fieri e decisi sulla ringhiera, che tsk, non mi fai paura. Scatto, lasciando la ninjina dietro di me perplessa, e con le ciabatte da spiaggia ai piedi -perché io sono una ninja capace di adattarsi in qualsiasi circostanza, eh- scavalco rapidamente con il movimento di uno che cerca di salire a cavallo, ma oh, forse è vero, forse le ciabatte sono un po' scomode, ma certo non mi fermeranno. Ed ecco che, più decisa che mai, affrontando senza paura l'altezza che valuto assolutamente contenuta e fattibile nel giro di mezzo secondo, mi lancio immaginandomi la figaggine che la mia figura sta assumendo di fronte agli occhi a palla della nanerottola. Un sorrisetto di trionfo distende l'angolo destro della mia bocca (perché con il sinistro non mi esce bene), le ciabatte impattano assorbendo il colpo e mi ritrovo direttamente con il sedere a terra. Il fuoco si spegne di colpo, non capisco che diamine sia successo. Poi alzo la testa e realizzo che il balcone non era poi COSI' basso come m'immaginavo, e in fin dei conti, sì, insomma, le ciabatte non sono stata una scelta ideale. Sento un bruciorino... controllo timidamente il mio braccio, alle spalle della mia mini ninja che ride a crepapelle dal balconcino e nascondo umilmente le sbucciature sulla pelle dell'avambraccio causate durante la mia discesa contro il muro, o almeno ci provo: il marito, in fondo dal giardino, è immobile che mi fissa e mi domanda se per caso mi sia appena lanciata dal balcone. Mpf, ma del resto avevo quelle stupide ciabatte da spiaggia, altrimenti sarei di certo atterrata con grazia, svanendo tra il fitto del giardino. Eh? Capito?

business-ninja-socks-teeturtle-1000x1000.jpg
bedroom-balcony-icon-outline-bedroom-balcony-vector-icon-for-web-design-isolated-on-white-
pngtree-ninja-logo-design-icon-vector-png-image_2076528.jpg
br1.jpg

L'incriminato balconcino.

br2.jpg

Il risultato della mia strategia.

Alla prossima ninjadventure...

bottom of page