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Innanzitutto un chiarimento: Hastlevain non è un romanzo storico. L'unico elemento rappresentato nella maniera più fedele  possibile è la figura dello shinobi e della sua arte, ma la storia non è ambientata in Giappone. Si tratta di un mondo completamente fantasioso, e questo è dovuto al fatto che quando iniziai a scriverlo non avevo molte possibilità per sviluppare le dovute ricerche sull'argomento. Hastlevain infatti è stato il mio primo progetto in assoluto, sviluppatosi poco prima dell'anno 2005. In quel periodo avevo da poco scoperto il mondo della disciplina del ninjutsu e del ninpo, e mi ero appassionata agli shinobi tradizionali così tanto da desiderare di diventarlo anche io un giorno (sul serio... ci credevo eccome, e ho pure tentato di trovare il modo per andare a praticare ninjutsu in una palestra, ma ahimé non avevo i mezzi a disposizione, e anche quando ebbi l'occasione di provare, il destino volle per me diversamente). A un certo punto, però, più precisamente quando incominciai a trovare alcuni libri sull'argomento, mi resi conto che erano sempre documentari storici o, al limite, schemi molto tecnici. Altrimenti si tendeva a raffigurare il ninja come un personaggio assai poco credibile, dagli incredibili poteri e dall'aspetto tutt'altro che coerente. Detto in poche parole ero stufa di vedere ninja con costumi assurdi o kunoichi discinte che saltavano grattacieli, che evocavano palle di fuoco e simili (infatti ho tollerato solo per poco tempo anime come Naruto). Volevo ninja VERI, tradizionali, persone reali che mostrassero le VERE tecniche del ninjutsu e la disciplina del ninpo, che agissero secondo le loro naturali abilità sviluppate con il duro addestramento. Niente magie, niente voli di 50 metri, niente velocità supersoniche e così via. Qualcosa che fosse il più realistico possibile, vicino a ciò che sono stati gli shinobi del Giappone antico. Il punto è che allora questo non c'era. O meglio, c'era, ma come detto si trattava di rapporti storici e simili, al massimo. Io volevo invece un romanzo, una storia, un'avventura. Uno scritto interamente incentrato su di essi.
Da lì ho pensato: se non c'è, perché allora non me lo scrivo da sola?
Ed ecco come è nata l'idea di Hastlevain. Io volevo scrivere il romanzo che non trovavo, volevo mostrare quello che è davvero il ninja, non quello che dipingono nei fumetti, nei cartoni e nei film. Volevo studiarli, farmi una cultura su di loro e condividerla con chi avrebbe poi letto il mio libro. Era questa la mia vera intenzione. E questo doveva essere Hastlevain. Alcune parti della trama e i personaggi iniziavano così a prendere forma, come Yura, Hayate e Cuore Alato, ispirato a un amico di quei tempi. Per Hayate avevo in mente il modello che rappresenta il soke Masaaki Hatsumi nel mondo del ninjutsu, tanto per dire. Ma cosa è successo poi?
Beh, è successo che ho conosciuto un gdr testuale di tipologia fantasy dove si interpreta un personaggio, e lì decisi di ruolare Yura. Da lì ho poi iniziato a pensare di mischiare più elementi insieme: un fantasy, ma che oltre agli elementi canonici come razze e gilde (premettendo che allora il fantasy non era un genere così abbondante e "saturo" come oggi) possedesse anche quelli del Giappone antico. Un mondo orientale unito a quello occidentale, qualcosa di un po' più atipico rispetto ad altre opere, e seppur inizialmente fossi comunque abbastanza decisa a non esagerare, con il tempo l'influenza di questo gdr ha preso sempre più piede sul mio racconto, anche grazie alla partecipazione di un'altra persona che giocava insieme a me.
L'idea iniziale di Hastlevain si è così parzialmente evoluta, e sinceramente non so dire se si sia trattato di un grosso sbaglio o di un'illuminazione. Forse era meglio se fosse rimasto nella sua veste originale, senza fantasy ma in un mondo puramente realistico? O l'idea di un mondo realistico che si unisce a quello fantastico piace di più?
Forse dipende dai gusti... in ogni caso ammetto che, ad avere il tempo, non mi dispiacerebbe lavorare su un'altra versione, magari non per forza di Hastlevain ma una storia diversa.
Ciò non toglie che lo scopo del mio libro è sempe rimasto lo stesso: raffigurare gli shinobi nel modo più fedele possibile a quelli del passato. Certo, ci sono le Ombre Arcane che usano la magia e dicono di essere dei ninja, e in un certo senso con loro ho cercato di rappresentare il pensiero comune odierno: cioè che le persone vedono il ninja unicamente nella sua forma stereotipata, quindi super guerrieri dotati di poteri, capaci di cose impossibili e così via, mentre la realtà è che un vero ninja è una persona addestrata nella disciplina del ninjutsu e del ninpo (il ninpo è la parte più "spirituale", quella che rende completo e veramente tale il ninjutsu), che conta sul suo ingegno, sulle sue abilità e sulle sue possibilità fisiche, mentali e tattiche. Ecco qual è il messaggio che sta dietro la disputa tra il Clan Yuurei e quello delle Ombre Arcane.
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*NOTA*: ovviamente, non essendo io un'esperta di arti marziali (e nemmeno una praticante, se è per questo), ho dovuto limitarmi molto sull'aspetto più tecnico della disciplina e l'addestramento in generale. Nel libro ho riportato informazioni generali, e i combattimenti che ho descritto derivano sempre da video specifici che ho visualizzato prima di descriverli, di modo che risultassero il più coerenti possibile. Ovviamente potrei avere scritto informazioni non corrette senza rendermene conto, per cui in questo caso chiedo scusa e fatemi sapere se notate qualcosa che andrebbe cambiato.
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Spero non si tratti di un pensiero di nicchia, ma forse solo pochi appassionati o i più attenti potevano coglierlo spontaneamente.
Un'altra cosa che poi ha influenzato molto Hastlevain, sicuramente è lo stile anime, i cartoni giapponesi. Suppongo sia abbastanza facile immaginarlo come tale, ecco perché dico spesso che in alcune sue parti è molto "jappo", soprattutto nelle rappresentazioni di alcuni personaggi, in alcuni dialoghi e situazioni. Oggi come oggi, se dovessi rifare i personaggi, dubito fortemente che ci sarebbe un Mannaro come Sheriga dai capelli blu e che si trasforma in un leone. Con la mentalità di oggi, decisamente meno "manga style", opterei per qualcosa di diverso. Comunque, quando ho ripreso Hastlevain non ho voluto cambiare nulla, perché volevo portare a termine quella precisa opera che avevo immaginato allora, non rifarne una nuova.
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Detto questo, per rappresentare la disciplina del ninjutsu era ovvio che non potessi affidarmi unicamente a un personaggio, ma avevo bisogno di più ninja, di un team, di un vero e proprio Clan: e che Clan sarebbe stato se mi fossi limitata a caratterizzare solo due, tre personaggi? La realtà non è (non era) come nei videogiochi, dove un ninja solitario salta da un palazzo all'altro facendo a fette i nemici. La realtà era che ai tempi esistevano veri e propri Clan dove anche più ninja insieme collaboravano e operavano per la buona riuscita di una missione. Un ninja poteva certamente occuparsi da solo di una missione, ma non sempre era possibile, e quando non era possibile poteva essere necessario l'intervento di altri membri, come di una kunoichi (non per forza simultaneo, s'intende). Ecco perché ho voluto personaggi diversi, e per diversificarli ulteriormente mi sono creata una suddivisione interna per tipologie di azioni, per non caricare tutto quanto su Yura e non rischiare che occupasse tempi troppo lunghi e ripetitivi per le missioni che si svolgono nel libro. Se per esempio fosse stata soltanto Yura a occuparsi della missione nelle Montagne di Vetro, o di quella di Brenya nel secondo volume, capirete che sarebbero state molto diverse, forse noiose o pesanti. Non mancheranno sicuramente situazioni in cui si ritroverà ad agire completamente da sola, perché in fondo lei rimane la protagonista per eccellenza, ma trovavo più interessante l'idea di creare personaggi che rimanessero impressi con i loro diversi caratteri, che facessero affezionare il lettore e li pensasse quasi come a degli "amici" come accade in molti videogiochi. Pensate per esempio alle serie di Tales of e Final Fantasy, oppure a titoli che hanno fatto innamorare dei loro personaggi come Chrono Trigger, Dragon Quest e The Legend of Dragoon, o, per rimanere in tempi più recenti, Xenoblade: tutti giochi in cui, oltre al protagonista, ci sono anche 6 o 7 co-protagonisti che lo accompagnano durante tutta l'avventura, ognuno ricco di dettagli nella sua personalità, con una storia propria alle spalle e momenti di gioco dedicati. Ecco quindi un'altra cosa che volevo per Hastlevain, qualcosa di piuttosto difficile a dire il vero, visto il rischio di finire con il muovere troppi elementi (e farlo senza creare confusione può essere davvero dura). Oltretutto la sensazione che si può avere è quella di aver messo Yura in secondo piano, ma tranquilli, arriverà il momento in cui prevaricherà sopra chiunque altro ;). Datele solo il tempo, e intanto lasciate che gli altri si facciano conoscere. Insomma, gli Yuurei cresceranno uno alla volta, matureranno un po', faranno e hanno già fatto degli sbagli perché in fondo non sono ancora così esperti come credono, Yura compresa, e ognuno avrà il suo modo di capirlo. Penso sia più bello se a un personaggio principale se ne aggiungono tanti altri ben caratterizzati, ma questo va anche un po' a gusto personale, e personalmente non sono nemmeno sicura di essere riuscita ad esprimere al meglio la personalità dei miei personaggi. In tutta onestà sono molto critica nei loro confronti, e mai soddisfatta, soprattutto per il fatto di sentirli troppo vecchi, appartenenti a una Elena che è cambiata nel corso di tutti questi anni. Ci sono affezionata, ma allo stesso tempo c'è un lato di me che avrebbe voluto riscriverli (almeno in parte).
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Ah, un'altra cosa: la storia principale di Hastlevain è suddivisa in più volumi, ma gli accadimenti di ogni singolo libro iniziano e finiscono nello stesso. Quindi non si interrompono senza dare un finale. Sono praticamente varie avventure che compongono l'intera trama.
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Fatto anche questo lungo appunto, più sotto vi copio la premessa pubblicata sul libro.
Spero ora che abbiate un'idea chiara di cosa è davvero Hastlevain e di come è nato, e chiedo scusa se ho per caso trasgredito qualche "regola dei libri fantasy", perché ho sempre pensato, per quanto sbagliato potrebbe essere, che ogni storia inventata con la propria fantasia può essere scritta così com'è stata pensata. So che è un pensiero a cui si è comunemente contrari (e non ho mai letto qualcuno che fosse d'accordo con me), ma rimango convinta su questo punto.
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Grazie per avere letto!
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Saga o volume unico?
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Un momento, non ho ancora fatto un appunto che ritengo possa rendere più completa la storia della nascita di Hastlevain. Come da titoletto: saga o racconto unico? Effettivamente Hastlevain nasceva con la ferma volontà di iniziare e finire. Già: volevo un unico volume, non una storia suddivisa in più parti com'è invece adesso. Tanto meno una saga con più storie diverse. Quando infatti mi capitava di andare in libreria e di scegliere qualcosa, ero sempre indecisa perchè non facevo altro che trovare saghe già incominciate, e la maggior parte delle volte non si riusciva nemmeno a capire a che punto fossero. Così, quando ho incominciato Hastlevain, mi sono detta che non avrei mai scritto una saga. Che i miei lettori avrebbero trovato un solo libro, senza doversi preoccupare di seguire le uscite di altri volumi, né di rimanere con l'amaro in bocca di fronte a una conclusione-non conclusa. Il punto è che allora non avevo definito la trama, e non avevo nessuna idea di quante pagine sarebbero state necessarie per arrivare alla fine. A dire il vero forse allora ne sarebbero bastate al massimo 500, ma con il tempo si è aggiunta tanta tanta roba... ed era divenuto chiaramente impossibile farci stare tutto quanto in un solo libro. Inizialmente non me ne rendevo o non volevo rendermene conto. Arrivata a quel punto mi dicevo che avrei scritto un librone di almeno 1000 pagine come il Signore degli Anelli... se c'era un libro con così tante pagine, che problema poteva esserci se lo facevo anche io? E' stato anni più tardi, quando ho ripreso il libro in mano che mi sono resa conto che non avrei davvero potuto farci stare tutto in un solo volume, sia perché sarebbe stato eccessivamente lungo, sia per i costi di stampa. A malincuore dovetti infine ammettere che se volevo mantenere la scaletta, allora ne sarebbe venuta fuori praticamente un'odissea... e da qui l'inevitabile decisione di iniziare a preparare il primo volume. Sì, la mia intenzione era di pubblicarlo tutto in una volta solo quando fosse stato concluso... ci avrei messo non so quanti anni, e da un certo punto di vista forse è meglio per me l'aver deciso di pubblicarlo. Iniziare a fare questa esperienza di self-pubilshing mi è stato sicuramente utile. D'altro canto, mi sono ritrovata a leggere alcune saghe negli anni, scoprendo che dopotutto non è affatto male, anzi: se l'autore ha l'abilità di creare un mondo e dei personaggi a cui ci si affeziona, è inevitabile la voglia di continuare a leggere di loro. O per lo meno a me fanno questo effetto: se mi piacciono, vorrei che non finissero mai. Quando però arriva inevitabilmente la fine, mi succede di provare una certa nostalgia, e i personaggi iniziano a mancarmi. Avviene insomma quella tipica sensazione di "vuoto" che ti lascia una serie tv, un anime o un videogioco quando sai che sono alla fine e non ti faranno più compagnia. Come detto, però, capita solamente se l'autore ha l'abilità di tenere alto l'interesse, altrimenti può succedere esattamente l'effetto opposto, e cioé che non se ne può più di andare avanti con tremila libri di quella saga. Ecco, non so dire se Hastlevain appartenga alla prima o alla seconda categoria... mi rendo conto quanto sia complesso arrivare a tenere alto l'interesse con una trama come quella che ho scelto e dei personaggi che fatico io stessa a considerare con particolare affetto, ma tutto questo mi aiuterà in ogni caso a migliorare.
So che molte persone criticano in modo piuttosto polemico un autore che scrive più volumi invece di un solo libro, e si lamentano di fronte a un romanzo di 600 pagine perché pure troppo lungo... insomma, trama che non finisce con libri interminabili... e lì mi faccio sempre la stessa domanda: "e allora?"
Un lettore appassionato dovrebbe trovare problematico leggere molto? Perché? E perché dare per scontato che 600 pagine saranno sicuramente noiose e fatte di nulla? E poi in una trama deve esserci sempre e comunque una motivazione, un'utilità? Non si può semplicemente leggere una storia per quello che è, in nome della semplice fantasia di una persona? Davvero, non ho mai capito perché una saga o un libro molto lungo dovrebbero farmi "paura". Come dicevo, se poi è davvero molto appassionante altro che un libro, ne divorerei a centinaia! Per cui trovo davvero antipatico quando si parte prevenuti e si critica la decisione di uno scrittore nel creare un'opera più lunga (non vedo perché dover per forza tagliare a metà una bella trama, ricca di contenuti e di situazioni o dettagli che sono in grado di costruire personaggi originali e completi sotto ogni punto di vista. Quindi si tratta per lo più di esigenze della trama scelta, non tanto perché si vuole per forza scrivere una saga "altrimenti io autore non sono contento"). Ci sono storie che hanno bisogno di 200 pagine, altre invece potrebbero andare avanti con decine di libri senza mai annoiare. Tutto dipende da questo, oltre ovviamente alla già citata bravura. Per cui, in conclusione, la trama di Hastlevain per come è impostata abbisogna necessariamente di più libri. Certo, potrei togliere alcune parti, ma c'è anche il rischio di tagliare via qualcosa che lo renderebbe completo e meno frettoloso nel concludersi: non sempre un determinato tipo di trama è adatto ad essere breve. E, in ogni caso, come dico sempre ho intenzione di concludere completamente ciò che anni fa avevo ideato, quindi questo progetto rimane così com'è. Okay, forse Hastlevain non è "quel" tipo di racconto che finisce e vorresti andasse sempre avanti. Credo che sarebbe stato meglio riuscire a iniziarlo e finirlo in una volta... ma chissà che andando avanti non riesca un giorno a renderla una storia di cui si vorrebbe ancora leggere.
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Ecco cosa intendo quando mi riferisco a "ninja stereotipati". Si ringrazia Wix per l'immagine perfetta!

Premessa

(Pubblicata nel volume I di Hastlevain)

 

 

Benvenuti nel mondo di Hastlevain. Completare questo primo volume è stato un lavoro piuttosto lungo, che ha richiesto una certa dedizione. Per questo motivo ritengo che abbia bisogno di una premessa e una breve spiegazione su come è nato e come si è sviluppato il progetto nel corso degli anni.

 Hastlevain è una storia che ho iniziato a scrivere intorno al 2005, quando mi approcciavo ai primi giochi di ruolo testuali. In realtà era già da tempo che mi gironzolava in testa l'idea di un personaggio femminile che rispecchiasse l'immagine di uno shinobi tradizionale (nel libro uso il termine “ninja” perché più comune e conosciuto), e così Yura aveva già iniziato a prendere forma. L’intenzione, infatti, era quella di  scrivere una storia basata sulla disciplina del ninjutsu e i suoi componenti (da qui la scelta di creare un team le cui caratteristiche fossero evidenziate man mano nel racconto). Nonostante ciò, soltanto dopo l'ingresso in uno di questi giochi sono riuscita a focalizzarla e ad iniziare a gettare le basi per la sua storia, o almeno per una parte di essa: la trama, infatti, è stata in continua evoluzione per anni. Allora non avevo una scaletta, non c'era nulla di veramente definitivo. Era una storia che nasceva sul momento,  incompleta, che si creava così come la fantasia mi suggeriva man mano, un metodo sicuramente non adeguato per chi vuole incominciare a scrivere un romanzo. Eppure in parte ha funzionato, poiché proprio queste prime prove mi hanno permesso di inquadrare una base e proseguire su di essa, seppur si sia poi evoluta in modo un po' diverso dal progetto originale, che verteva su aspetti più realistici e meno “fantasy” (oggi la trama e la sua scaletta sono ben definite nei miei documenti di testo). Per diverso tempo -quando ancora il fantasy non era molto diffuso in Italia, e non c'erano praticamente autori italiani nel genere- ho continuato a scrivere non troppo costantemente, arrivando ai primi dieci, undici capitoli prima di fare uno stop molto lungo. Più scrivevo e più il mio stile migliorava poco alla volta, ragione per cui ci si potrebbe rendere conto di un leggero “cambiamento” nei primi tre-quattro capitoli rispetto agli ultimi del libro (ma si tenga in conto che attualmente sono arrivata al 33°). Non è facile riprendere a scrivere un racconto iniziato moltissimi anni prima, quando il tuo modo di scrivere era tutt'altro che maturato e il tuo orientamento volgeva allo stile  “anime giapponese”: ho dovuto editare migliaia di volte gli scritti più vecchi, senza però riuscire a fare quell’editing massiccio di cui aveva bisogno. In effetti per Hastlevain avrei dovuto attuare  un vero e proprio reboot, ma non ne sono stata in grado. Forse perché in fin dei conti ne ero un po' affezionata, o forse perché non sapevo come renderlo diverso da come già lo conoscevo. La trama ingrana lentamente, ma i primi capitoli sono utili a inquadrare i protagonisti e il loro mondo. Quando li leggo oggi mi rendo conto di quanto sia cambiato il mio modo di scrivere, e forse di ragionare sulle scelte prese nelle diverse situazioni che capitano: molte volte mi ritrovo a pensare “oggi scriverei diversamente questa cosa che sto leggendo”, e ogni volta trovo sempre di che correggere o parti che non mi soddisfano. Capita anche con i nuovi capitoli, ovviamente: non si finisce mai di evolvere in questo senso, e ho imparato che ogni giorno si migliora qualcosa senza che ci si rende conto. Un tempo scrivevo tutt'altro che bene, e se pubblicassi il “vero” primo capitolo accanto a quello attuale, le differenze si noterebbero già dalle prime righe. Ho imparato a scrivere (scribacchiare) proprio giocando ai giochi di ruolo testuali. Mi hanno aiutata a capire gli errori che facevo e a definire il mio stile, anche se non mi sono mai davvero considerata “brava”. Di me ho sempre pensato come a una persona che scrive esattamente come chiunque altro sia in grado di padroneggiare un italiano abbastanza corretto, cioè senza abilità che spiccano particolarmente. Ci sono un'infinità di persone che sanno scrivere sul serio, che usano e combinano le parole in modo meraviglioso per rendere perfettamente il concetto che hanno in mente. Le ammiro perché è come se riuscissero ad espandere la loro creatività al cento per cento, trovando le parole giuste e usandole in modo impeccabile. Io mi sento un po' come Kuro, uno degli shinobi del mio libro, cioè una persona che ha raggiunto il suo limite e non riesce ad andare oltre. E' come se la mia mente fosse chiusa e non riuscissi ad esprimere quello che penso come vorrei davvero. Uso un italiano elementare, senza fronzoli, cercando di farlo nel modo più corretto possibile. Sbaglio anche io, forse come tanti, ma del resto non ho davvero studiato nel modo giusto per potermi ritenere una vera e propria autrice di romanzi. Sono affascinanti quegli insiemi di parole complesse che esprimono significati astratti e metafore, ma in Hastlevain non troverete nulla di tutto ciò. Per cui spero che questo sia sufficiente a coinvolgervi nel mondo di Yura e compagni.

  Dal canto mio, non posso che ritenermi comunque soddisfatta così. Ci sono persone che si sono complimentate per come scrivo, e questo mi ha spinta a provare a fare qualcosa di più, come la pubblicazione del primo volume. Ci sono persone che con il loro apprezzamento mi hanno invogliata a continuare, e ora il vero obiettivo è semplicemente quello di concludere la storia e incominciare altri progetti. Sarà ancora lunga, ma avrò pazienza.

 Per quanto riguarda la mappa, vorrei si considerasse che l’ho disegnata io con l’aiuto di Gimp, per cui non è perfetta nelle proporzioni e non ha proprio un look “professional”. Probabilmente ci saranno delle incongruenze sulle distanze, ma per mancanza di tempo e per il fatto che ormai i capitoli erano scritti l’ho fatta basandomi su quella originale, creata quando non prestavo abbastanza attenzione a dettagli del genere (ahimé). Moltissime aree non sono state inserite nella storia fino ad oggi, ma preferisco creare ugualmente mondi completi, anche perché non escludo che in futuro possa utilizzarli per altri racconti o per un eventuale seguito. Purtroppo al momento non sono riuscita ad adattarla alla pagina, per cui, se si dovesse presentare poco leggibile, potete richiedermi il formato originale sulla pagina di Facebook che si trova all’indirizzo

https://www.facebook.com/hastlevain/ o al sito

http://mitnalquetzalkan.wixsite.com/hastlevain.

 Detto questo, un ringraziamento particolare va a chi mi ha sostenuta, soprattutto a mia sorella gemella, forse l'unica persona che ha seguito costantemente Hastlevain senza mai perdersi un capitolo. Senza di lei, non so se avrei mai ripreso in mano questa storia, una storia a cui sono semplicemente affezionata pur abbia sulle sue pagine una polvere vecchia di diversi anni. Spero l'apprezzerete, e che lo troverete abbastanza interessante da sostenerlo anche voi.

 Nel frattempo, se state leggendo queste righe, non posso fare altro che ringraziarvi per l’acquisto, facendovi sapere che avete contribuito a darmi un piccolo ma grande aiuto (per il mio borsello vuoto ma anche per la mia soddisfazione).

Hastlevain: che cos'è e com'è nato

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