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Un po' di umiltà!

Avere un po' di umiltà va sempre bene, ma penso diventi obbligatoria se si vuole provare a diventare "qualcuno". Vale in qualsiasi campo, ed è utile perché ci ricorda che, di fronte a persone di esperienza immensamente maggiore della nostra, abbiamo ancora tanto da imparare.

Ritenere di essere meritevoli, geni incompresi, "migliori di...", quando si sta appena compiendo il primo passo -anzi, un mezzo passo-, più che denotare autostima -che, per carità, CI VUOLE e mi hanno pure detto che la premessa di Hastlevain è fin troppo autocommiserante- denota presunzione e talvolta persino mancanza di riguardi nei confronti di qualcuno che il suo se l'è fatto partendo da zero, magari quando noi non eravamo ancora nati. Non è una buona partenza, è il modo migliore per farsi odiare ed evitare dalla gente.

La presunzione lasciatela a casa. Usate disponibilità, accettazione, cortesia, stima e anche autostima, sì, ma nella giusta quantità, senza che diventi un mezzo per erigervi sulle teste degli altri, soprattutto su quella di chi sta in quel campo da quando ne ha ricordo.

Questo pensiero mi è nato in particolare quando ho visto un autore esprimere un immotivato eccesso di autostima, un autore ovviamente amatoriale, come me, non una persona affermata nel mondo della scrittura. In questo oceano di libri siamo, a conti fatti, dei "signor nessuno", che non si dovrebbero permettere di calpestare a prescindere altri autori affermati. E' vero, per diventare "qualcuno" c'è forse chi ha sfruttato un legame di parentela o di amicizia, di fama o di fortuna più che la bravura. Ma non tutti! Ho letto discorsi generali, ampiamente generali, rivolti a un intero panorama, insultato e sminuito con la presunzione di chi, proprio di una personalissima visione, ritiene che dovrebbe essere fatto tutto secondo suo giudizio, dando per scontato di essere in grado di proporre la soluzione.

Una soluzione che dovrebbe essere un'opera originale, propositrice di dinamiche alternative ma allo stesso tempo ispirata a ciò che è andato perduto nel passato, a cogliere atmosfere irripetibili d'allora. Un'opera che l'autore è ovviamente in grado di scrivere in modo corretto, ma allo stesso tempo con quella leggerezza amatoriale tradotta spesso in "alla mano" o "casereccia", con farcimenti di terminologia arcaica e neologismi che, secondo ipotesi, dovrebbero, dovrebbero contribuire a fornire maggior caratterizzazione e stile.

Ma invece... il risultato è che ci ritroviamo di fronte al classico e banale "già visto", tutto fuorché originale, con una caterva di errori grossolani, ingenui e addirittura elementari, che ti confermano di avere sottomano una vera e propria bozza più che un libro fatto e finito (con le dovute giustificazioni: "forse è così e cosà, ma solo perché è successo colà, non per colpa mia", atteggiamento che suona ulteriormente deleterio). Una totale mancanza di formattazione, di correzione di qualsiasi errore grammaticale e ortografico, senza uno stile univoco, senza un briciolo di... di CURA. A una tua opera, una TUA creazione, se hai un minimo di passione e le vuoi bene, le offri quante più attenzioni possibili. Vuoi che sia perfetta, che GLI ALTRI la stimino per l'opera che tu vuoi che sia... lasciandola invece come un foglietto abbozzato la maltratti, dimostri di essere tu il primo a non crederci veramente, a non curarti dell'impressione che ne avrà il pubblico. Ma il pubblico non può immaginarsi da solo la tua visione, non può entrare nell'essenza della tua idea se sei tu a non svilupparla con il massimo dell'impegno, lasciando a malapena l'involucro. Come si può avere anche solo il coraggio di mettere a disposizione (vendita) un abbozzo di idea e contemporaneamente auto proclamarsi come la scoperta del secolo? Forse una risposta c'è: l'interesse di guadagnare qualche soldo. Meh, illusi...! O forse, mi fanno notare. il mero esibizionismo, il vanto di poter dire "ho pubblicato e mi hanno acquistato, adesso sono uno scrittore".

Davvero, ho letto cose assurde. Arrabbiarsi, dare degli idioti, ignoranti e incapaci agli altri e poi dimostrare in prima persona di esserlo. Con pure la presunzione di lamentare la mancanza di acquisti e interesse da parte altrui, che "dovrebbero, invece di leggere altra robaccia di gente analfabeta". E poi, ti ritrovi una sorta di... bozza, né riletta né corretta. Venduta, appunto.

Ecco: meritevolmente, e mi dispiace dirlo, sono fioccate recensioni disastrose. E se da una parte provo un po' di tristezza, perché so cosa significa prendere atto di aver sbagliato qualcosa e non aver fatto centro osservando i voti bassi, dall'altra trovo sia esattamente ciò che serve per fare aprire un po' gli occhi troppo chiusi.

Forse è il caso di scendere dal piedistallo, prendere in mano ciò che si ha e mettersi davvero d'impegno. Perché l'impegno, quello appassionato e privo d'interessi, quando c'è si vede, fa piacere e paga sempre. Anche fosse semplicemente per se stessi!

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